Abbiamo fatto una raccolta dei detti in dialetto veneto e vicentino, aiutanti anche dalla richiesta che è comparsa nei giorni scorsi nel nostro gruppo Facebook Vicenza ed i vicentini.
Iniziamo con un augurio di un nuovo e splendido anno, come da titolo, nella nostra lingua, il veneto: Bon ano novo e bona fine e bon prinsipio.
Un caro augurio per un felice anno 2019 arriva da tutta la redazione di itVicenza, e che tutti i nostri lettori possano festeggiare in famiglia o con amici un momento così speciale.
Alcuni detti dei nostri lettori
Come già anticipato qualche giorno fa abbiamo lanciato un appello a tutti gli iscritti della nostra community al fine di raccogliere qualche detto cittadino e/o veneto che ci ricorda la nostra infanzia o i nostri anziani, che spesso ci dicono/dicevano qualche anno fa.
Ne riportiamo alcuni direttamente dai nostri utenti.
Il papà di Keti in occasione di scampagnate in montagna o nelle nostre campagne diceva: “I ga’ fato la strada corendoghe drio al mas-cio” che tradotto vuol dire che “hanno fatto i solchi per terra correndo dietro al maiale”; probabilmente questo detto è riferito ad una strada malmessa di campagna o montagna.
Ed ancora “Tajate i cavej e va lavorare” – “Tagliati i capelli e trovati un lavoro”, “Se non tea smeti te do na sberla che el muro tin da naltra” – “Se non la smetti ti do una sberla ed il muro te ne restituisce un’altra”, “Vuto una cresemada?” – “Vuoi una sberla?” (riferito alla Cresima, atto nel quale il Vescovo ti da una piccola sberletta come benedizione, “Mi a-a to età saltavo i fossi par lungo” – “Io alla tua età saltavo i fossi per lungo”.
Raffaella ci racconta un altro detto: “Te sì indrio come la coa del mas-cio”, cioè “sei indietro come la coda del maiale”; un modo per dire che ti manca qualche venerdì.
Sempre lei ci scrive “Te sì na bronxa cuerta”, “Seun una brace coperta” e cioè sei una persona che mostra un aspetto di sè ma interiormente nasconde ben altro.
Ancora lei aggiunge: “Te si fora come un balcon” e cioè “Sei matto da legare”.
La nostra lettrice Rosa ci ha invece suggerito: “El xè nebbià come i sucui”, una locuzione che sta a significare che si sta parlando di qualcuno che ha la luna storta.
“Te ghe capio pan per poenta” è invece uno dei famosi e diffusi detti che ci ha suggerito Ketty, e sta a significare che “hai capito una cosa per un’altra”.
Per ultimo Giambruno ci suggerisce: “A tola e boca no a xe straca se no a sa da vaca”, che tradotto vuol dire “L’ideale è concludere ogni pasto con un pezzetto di formaggio”.
Presto altri detti in lingua veneta
Ci ripromettiamo nei prossimi giorni di riportare in un nuovo contributo altri detti, filastrocche e tradizionali canzoncine.
Tanto sappiamo che ce ne sono ancora tantissimi e molti dei quali, purtroppo, se ne sta perdendo la tradizione di raccontarle.
Portare all’attenzione i lettori più giovani con queste tradizioni ci aiuterà a raccontare e ricordare le nostre radici e tradizioni, in modo che in futuro possano a loro volta tramandare questo sapere a bambini e ragazzini.