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CULTURA LUOGHI DI RITROVO

Brusiar la vecia, falò d’antica tradizione per la Befana

Brusiar la vecia - Befana davanti al faò

Brusiar la vecia, Panevin, falò, foghera, una tradizione antica. La Befana è molto sentita da queste parti. Siamo abituati a immaginare una vecchina un po’ stracciona, dall’età indefinibile e dall’aspetto bitorzoluto.

Brusiar la vecia

Vola nel cielo a cavallo di una scopa e questo avvicina la Befana ad una strega o comunque ad una creatura magica. La sua origine ai riti pagani del X-VI secolo a.C. legati alla stagionalità dell’agricoltura. Secondo i Romani durante quelle notti del solstizio invernale, delle figure femminili volavano sui campi coltivati per favorirne la fertilità. Nel tempo, la Chiesa di Roma condannò riti e credenze pagane ritenendoli satanici.

Brusiar la vecia - Falò Su Una Zattera alla deriva

Da allora, la Befana iniziò ad essere associata alla figura di una vecchia, che volava su una scopa per purificare le case in vista della nuova stagione. Eppure il tempo ha restituito alla Befana, l’aura di una nonnina buona, che porta doni che magicamente appaiono nella famosa calza. Arrivano dolciumi e caramelle, frutta secca e carbone o aglio per i bimbi birichini. Oggi del tutto riabilitata la Befana è collegata all’Epifania.

Falò foghera

Nelle campagne si narra dei Re Magi, in viaggio per rendere omaggio al Bambin Gesù, che chiesero informazioni ad una anziana per raggiungere il bambinello. La donna rifiutò di aiutarli, salvo poi pentirsene. Preparò quindi un cesto di dolci, cercando di raggiungerli. Non trovandoli, si fermò di casa in casa donando i dolcetti ai bambini.

Brusiar la vecia - Falò con la Befana seduta

Da qui l’usanza d’appendere alla finestra calze vuote o lasciare le scarpe fuori dalla porta, per farle riempire dalla Befana. In Veneto, la giornata del 6 gennaio è dedicata al “Brusar la vecia”. Si bruciano dei fantocci vestiti di stracci su alte pire di paglia o legna. Sono riti pagani evocativi per salutare l’anno vecchio e sperare in un anno venturo molto ricco. Si tratta dei “Panevin”. Sono dei falò propiziatori accesi la sera del 5 gennaio per ingraziarsi l’anno appena cominciato. Si chiamano anche “pignarul”, “panain” e “pìrola-pàrola”.

Brusar la vecia Panevin

Un tempo i contadini si riunivano davanti al fuoco per scaldarsi. Si guardava assieme le scintille e le faville salire volteggiando nel buio. Il levarsi delle fiamme verso il cielo, lo scricchiolio del fuoco, l’atmosfera che si creava, era un appuntamento conviviale. Si fregavano le mani, facendo delle previsioni, sperando in grandi raccolti. Non poteva mancare del vin brulé e anche un po’ di pinza; tipico dolce veneto. Nota è la cucina povera contadina, oggi rivalutata, che con pochi ingredienti, consentiva di fare festa. Ancora oggi la pinza si prepara con pane ammollato nel latte, arricchito con uvetta e frutta secca.

Brusiar la vecia - Vecchia Befana nel fuoco

Si aggiungono uova, zucchero, farina e buccia di limone. Oppure si può fare una sorta di polenta con farina gialla. E allora rispettiamo la tradizione, restiamo un po’ davanti davanti a questo falò. La legna, ardendo dà vita a un rito propiziatorio.

Vin brulé e pinza

Si bruciano gli affanni, i problemi e le cose brutte del passato. E occhio alla direzione che prendono le faville e il fumo. “Faive a ponente panoce gnente, faive a levante panoce tante”. In Veneto il Panevin, falò, foghera o casera, nella sera che precede il passaggio della Befana, diventa un momento di aggregazione delle comunità locali; un ritrovare le proprie origini e le tradizioni legate alla terra. E’ un’esperienza da non perdere tra i falò più suggestivi e storici. Come quello sul fiume Sile a Quarto D’Altino (VE). Il Panevin ad Arcade (TV), tra i più conosciuti della Marca Trevigiana. Il Panevin in Prato della Valle a Padova, Casera sul fiume Lemene a Concordia Sagittaria (VE). Uno spettacolo davvero unico con il falò alto 13 metri preparato con gli arbusti della riva sinistra del Lemene che galleggia sul fiume.  

Foghera Brusiar la vecia

A concordia Sagittaria, si svolge una delle più grandi attrazioni. La casera si prepara sulla riva sinistra del fiume Lemene, dove da pochi anni esiste un piccolo giardino. La mattina di venerdì 5 gennaio la casera troverà posto su una piccola zattera cui viene agganciata, e che verrà posta sull’acqua. L’accensione della pira sul fiume Lemene verrà accesa attorno alle ore 20, anche sotto la pioggia. La tradizione vuole che sia un bambino a dare il là all’accensione, da una batea, il piccolo natante che naviga con il sistema della voga alla veneta. Attorno il centro storico di Concordia si riempirà di persone, pronte a riscaldarsi con il buon vino di queste parti.

Brusiar la vecia, falò d’antica tradizione per la Befana ultima modifica: 2023-01-02T19:03:17+01:00 da simona aiuti

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